Homo Hominis Homini

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"L'arte si introduce all'interno del vuoto teatrale per ricominciare attraverso una drammaturgia senza aneddoto e senza protagonisti, la pratica dell'indiretto".
I. Tomassoni

Gaetano Mongelli
Maggio – Giugno 1982

Homo
Quando i segni vengono asserviti ad una precaria ma dirompente teatralità, bloccati nelle maglie del tempo o della sottomissione nell'ermetica ed effimera misura di un antro architettato a mallo di noce, ventre generatore di ogni significanza, quanto di essi rimane esula la relativa superficie e, si stempera, intricandosi, nella labirintica fraseologia dell'intervento.
L'articolata modificazione del 'locus' è l'emblema della sua resa fatta di un'allucinata scenotecnica (rapporto, se vogliamo, puntualmente ambiguo tra il paravento dell'apparente e il disturbo periferico e spiazzante di quanti incidono sull'asse del visibile/visitabile) provocano rinnovati rapporti fisici con l'icona, internata — come in questo caso — da Teo De Palma, Giovanni di Capua e Aldo Sabatino in una momentanea crisalide. La rivisitazione di uno spazio 'pieno', di un alveo gravido di allusioni simboliche e non occupato dal manovrato rischio delle citazioni, rimanda all'incontro sensibile con l'oggetto che, straniandosi, serra le porte al teatro e schiude la vicenda alla teatralità. Le procedure della "fabulazione" attingono alla terra gli ingredienti dell'intervento, allo spazio la struttura che, manovrata dal passato interroga gli itinerari del presente, ed all'ambiente del quotidiano il palcoscenico inventato che vi si sovrappone per gemmazione.
Ancora una volta si fa labile l'equidistanza che corre tra lo spontaneo del rituale e la consumazione del documento finale elaborato sull'esito dell'approdo operativo: connotazione della fragilità, tutta mentale, di un deus ex machina non necessario alla verifica del quotidiano ma indispensabile al recupero di una memoria storica che si fa evento.

Hominis
L'uomo, dunque, come misura di tutte le cose, ma anche come ineluttabile protagonista di una vicenda che lo vede, suo malgrado, al centro di un universo che egli stesso ha contribuito a creare e che ora lo sovrasta. L'uomo come essere fragile e vulnerabile, ma anche come portatore di una speranza che si rinnova ad ogni gesto, ad ogni parola, ad ogni sguardo. L'uomo come essere sociale, che si definisce nel rapporto con l'altro, con la comunità, con la storia. L'uomo come essere creativo, che si esprime attraverso il linguaggio dell'arte, della poesia, della musica. L'uomo come essere libero, che si realizza nella scelta, nella responsabilità, nell'impegno.

Homini
E infine, l'uomo come destinatario di un messaggio che si fa appello, invito, esortazione. Un messaggio che parla di solidarietà, di fratellanza, di pace. Un messaggio che si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà, perché si uniscano in un comune sforzo per costruire un mondo più giusto, più umano, più fraterno. Un mondo in cui l'uomo sia finalmente riconciliato con se stesso, con gli altri, con la natura. Un mondo in cui l'uomo possa finalmente vivere in pace, in armonia, in felicità.

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