Luigi Magli

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Recensione della mostra personale pubblicata a pag. 31 di "Segno 26" del maggio-giugno 1982:

San Severo / Liquor Vitae Luigi Magli

Sulle onde e sui cavalloni che si inseguono fragorosi sotto il maestrale della pittura non ci sono e non ci possono essere limiti per una generazione di artisti che naviga gli anni Ottanta con soffi e folate di vento da ogni lato. Zattere o levigate tavole a vela solcano le acque sperdendosi in mille direzioni. E perdere gli strumenti per individuare una giusta rotta è, forse, l'unica logica conseguenza. Se ci chiedessimo gli approdi saremmo ormai sicuri di possedere una certezza e di conseguenza una meta. No, nessuna meta; viaggio e avventura, perché la bonaccia è il rischio da evitare e da scongiurare. Un perenne stato di naufragio consente l'acuirsi della sensibilità a vertici impensabili e sconosciuti, come se il livello e la misura della catastrofe si traducessero in frammenti di frammenti di un enorme puzzle fisico e concettuale, organico e tecnologico. Ma la pittura trascina con sé la dismisura di tutto il passato, tanto da non poterlo contenere nell'esiguo brandello del presente. E l'opera (la nuova opera che si innalza e si abbassa, che si distingue e confonde) gioca il ruolo improbabile di una stabilizzazione. Artisti inquieti con mani febbrili e sguardi pungenti reinventano l'universo con le ombre tangibili dell'unico universo conosciuto. Ombre colorate che solcano le superfici e si accavallano nello stesso identico spazio emettendo contrasti stridenti, rincorrono immagini ansiose ma conosciute e catalogate. Tutto il mondo in un minuscolo cristallo di silicio e assieme tutte le immagini del mondo da proiettare e da trasmettere in pochi secondi e con un solo minimo gesto. Tutto questo l'artista lo sa e lo conosce e decide di schierarsi al di sopra e al di sotto per moltiplicare i gesti e per confonderli.

Luigi Magli con la sua pittura sconvolta e intensa tende a trasfigurare le immagini di una natura bloccata in una fissità di maniera, per immetterla in un circuito di tensioni e di sussulti. La sua pittura è un corpo a corpo con la materia, con il colore, con la forma. E il risultato è un'opera che vive di una sua autonoma e prepotente vitalità, che si impone allo sguardo con la forza di un'evidenza ineluttabile.

Gaetano Mongelli

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